«Per me il cinema è una grande avventura, è un modo di stare al mondo e di avere rapporti umani» Giuseppe De Santis. «Alle origini del Neorealismo - la lunghissima intervista fatta a Giuseppe De Santis da Jean A.
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Gili finora inedita - è la riflessione in prima persona e in presa diretta su un'epoca che va dagli anni '40 agli anni 70 e che è il periodo della nostra storia più denso di cambiamenti, più ricco di speranze; e anche più attraversato da delusioni. È la cerniera a metà del secolo tra un passato di guerra, .di dittatura e ancora di guerra, e l'avvento di nuove idee che propongono al Paese altri modi di convivere, altri diritti da esercitare, altri linguaggi per raccontare la realtà. In queste pagine si incontrano persone e personalità della politica, della letteratura, del cinema, delle arti figurative, protagonisti con De Santis di quella temperie culturale. E vi appaiono tensioni, riferimenti e temi di tale rilievo che ancora oggi restano attuali, e spesso irrisolti. De Santis parla del divario tra il Nord e il Sud dell'Italia, delle maggiori difficoltà che le popolazioni meridionali debbono affrontare non solo nel mondo del lavoro ma anche in quello degli studi. De Santis parla del rapporto tra gli intellettuali e la politica, così vivo in Italia dai tempi di Orazio poeta e Augusto imperatore, di Machiavelli e Lorenzo de' Medici, di Michelangelo e Giulio II, giù giù giù fino a Giuliano Ferrara e Silvio Berlusconi: il potere può rifiutare l'intellettuale - e allora lo censura, lo persegue e lo fa tacere -oppure lo accetta e allora lo fa cortigiano. Tra gli autori del grande cinema neorealista italiano De Santis è stato forse il regista più punito, messo a tacere per i compromessi che non accettava, per le idee alle quali restava fedele, in un Paese di infedeli» Ettore Scola.
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