Nell'esperienza creativa ed esistenziale di Baudelaire il consumo di sostanze stupefacenti ha rivestito un ruolo fondamentale, essenzialmente estetico: lontano da qualsiasi genere di moralismo, Baudelaire considera l'ebrezza artificiale indotta dalle droghe (di cui peraltro condanna l'abuso) una via privilegiata per fecondare il processo creativo.
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Ma nello stesso tempo vive come lacerante il dissidio tra il richiamo del peccato e l'aspirazione a salire verso l'altro, cercando dolorosamente di estrarre dal male la bellezza.
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